Med. - Forma morbosa, più frequente nell'uomo
rispetto alla donna, che ha come base fisiopatologica uno squilibrio tra
richieste e apporto di ossigeno al miocardio. La sindrome è
caratterizzata da improvviso accesso stenocardico, in qualche caso mortale, che
si manifesta con fortissimo dolore crampiforme a sede retrosternale con
diffusione alla spalla e al braccio sinistro fino a raggiungere
l'estremità delle due ultime dita. L'
a.p. si divide in
a.p.
spontanea (o primaria), dovuta a una brusca interruzione dell'apporto di
ossigeno in seguito a uno spasmo coronarico, e in
a.p da sforzo (o
secondaria), causata da un aumento delle richieste miocardiche di ossigeno di
gran lunga superiore alle possibilità di aumento dell'apporto di
ossigeno; ciò si verifica in genere in presenza di stenosi coronariche.
In genere le due forme di
a.p. si alternano nello stesso paziente,
determinando il quadro dell'
a.p. mista. Tra le molteplici cause (stenosi
aortica, insufficienza aortica, stenosi mitralica, disturbi del ritmo cardiaco,
ipertensione arteriosa, alcune affezioni digestive, ipertiroidismo) quella
più diffusa è l'aterosclerosi coronarica. La terapia prevede la
riabilitazione fisica sotto stretto controllo medico, lunghi periodi di riposo e
una dieta adeguata. Nel caso di crisi anginosa in atto, se questa compare sotto
sforzo e non cessa spontaneamente entro pochissimo tempo, è necessaria
l'assunzione di nitroglicerina o trinitrina. Il principio dominante nel
trattamento dell'
a.p. è tuttavia la prevenzione delle crisi
attraverso la somministrazione di nitroderivati ad azione diretta,
betabloccanti, calcioantagonisti. Alla terapia farmacologica si affiancano
alcuni provvedimenti collaterali che prevedono attività fisica,
attenzione a evitare sforzi, la ricerca e la correzione di eventuali fattori
aggravanti (ipertensione arteriosa, ulcera gastro-duodenale, ernia iatale,
ipertiroidismo). Per ultimo si può configurare la necessità, in
caso di fallimento, dell'intervento chirurgico o di una angioplastica con
palloncino.